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                Undicesima  opera del prolifico autore di “Il  signor Broz”,  “Lo  spirito del bosco” e “Le  fascine al coperto”,  questo libro nasce per rispondere alla curiosità dei lettori, che  più volte hanno chiesto a Martinelli di raccontare frammenti della  sua “buona vita montanina”. Opera autobiografica dunque,  profondamente poetica e al tempo stesso percorsa da un amabile e  garbato umorismo, “Dalla  vita di un Jobrero” conferma l’istintiva facoltà che questo scrittore possiede di  parlare al proprio pubblico in una lingua ricca evocativa, eppure  semplice e genuina, capace di arrivare direttamente al cuore delle  persone. Alternando sapientemente la narrazione del momento presente  con saporosi e divertenti ricordi del tempo passato, Martinelli  riesce ancora una volta nell’intento di incollare il lettore alla  pagina, catturato dalla melodia lieve e danzante del racconto. Un  nuovo testo di questo fertile autore da portare sempre con sé: in  tasca, in borsetta o… nello zaino da montagna.  “La  solitudine ha ora la fragranza delle noci e delle pere, delle patate  e del pane messo nel forno. Velate e argentee sono le brinate sui  prati. Spesso la foschia apporta un’impressione di piombo che  sembra voler porre un sigillo allo sguardo dei monti. Mi reco nel  bosco ad annusare l’inverno. Mi faccio rincorrere dalle capre sui  declivi della Laita. L’aria è robusta, corroborante e suadente nel  tentativo di farmi spiccare il volo. E io allargo le braccia, guardo  i miei piedi e mi aspetto di vederli staccarsi dal terreno. Vida  probabilmente intuisce le mie intenzioni e si avvicina con  un’espressione implorante sul muso. - Non ce la faccio, ancora. -  le dico - Stai tranquilla. Non fuggo! - e di nuovo lancio le gambe in  una corsa in discesa, giù attraverso tutto lo Stauda per giungere  trafelato sul poggio del Parmesan. C’è una vecchia panchina lì,  mi riposo, mi concedo una pipatina, chiudo gli occhi e ascolto i  mattutini rumori della valle che provengono dalle due sponde. E’  tutto perfetto. Ovunque vige l’armonia. Mi chiedo come si possa  vivere accigliati, provando rancore nei confronti di questa benigna  natura!” |